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Il segmento testuale Pearl Harbour è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 18Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 496

Brano: w

Pazzi™ Bariseli!, Angelina

Angelina Bariselli

zioni femminili. Fu consigliere comunale e candidata del P.C.I. alle elezioni politiche. « Mamma Bariselli » rimase, per lunghi anni, tra le figure più emblematiche dell'antifascismo omegnese.

Pearl Harbour

Base navale statunitense nell’isola di Oahu, dislocata presso il possedimento omonimo nelle Hawaii, fu proditoriamente attaccata dai giapponesi il 7.12.1941, ancora prima della dichiarazione di guerra del Giappone agli U.S.A..

L’incursione, comandata dall’ammiraglio Yamamoto, portò praticamente alla distruzione della flotta americana del Pacifico, in quanto due sole portaerei (la Enterprise e la Lexington) ne uscirono indenni. Dopo l’attacco subito a Pearl Harbour, trascorse molto tempo prima che gli U.S.A. fossero in grado di contrastare efficacemente la marina da guerra giapponese.
[...]

[...]ale statunitense nell’isola di Oahu, dislocata presso il possedimento omonimo nelle Hawaii, fu proditoriamente attaccata dai giapponesi il 7.12.1941, ancora prima della dichiarazione di guerra del Giappone agli U.S.A..

L’incursione, comandata dall’ammiraglio Yamamoto, portò praticamente alla distruzione della flotta americana del Pacifico, in quanto due sole portaerei (la Enterprise e la Lexington) ne uscirono indenni. Dopo l’attacco subito a Pearl Harbour, trascorse molto tempo prima che gli U.S.A. fossero in grado di contrastare efficacemente la marina da guerra giapponese.

La guerra nel Pacifico

Prima dell’attacco a Pearl Harbour il Giappone possedeva la terza flotta del mondo, dopo quella britannica e statunitense. Segnava una modesta superiorità quantitativa rispetto a quella americana, ma era da considerare in parte al limite della permanenza, in quanto tutte le corazzate erano state progettate durante la Prima guerra mondiale. Nell’attacco contro Pearl Harbour i giapponesi impiegarono tutte le

6 portaerei di squadra che avevano: alla Zuiho, che appoggiava l'offensiva dal lato meridionale, unirono due delle portaerei minori, la Ryuyo e la Hosho. L’ammiraglio Yamamoto contava sul fatto che, con una

tale forza navale e con il massiccio appoggio dell’aeronautica, il Giappone avrebbe riportato un successo iniziale decisivo, perché in tempi lunghi il potenziale industriale giapponese non avrebbe potuto competere con quello americano. Inoltre il Giappone non disponeva di naviglio medio e leggero per controllare uno scacchiere operativo vasto quanto [...]

[...]te deteriorandosi anche perché, per proteggere i convogli di rifornimenti diretti alla Gran Bretagna, gli U.S.A. dovevano ormai combattere una guerra non dichiarata contro i sommergibili tedeschi. Un tentativo effettuato nel settembre 1941 dal primo ministro giapponese, principe Konoye, per risolvere i contrasti esistenti tra i due Paesi mediante un incontro personale con Roosevelt (mentre la marina giapponese stava già preparandosi ad attaccare Pearl Harbour) fallì. In ottobre l’aggressivo generale Tojo, subentrato a Konoye, avviò una serie di contatti diplomatici per mascherare l’operazione che sarebbe scattata ove, come già largamente previsto, le trattative fossero risultate infruttuose.

Per converso, malgrado fosse avvertito circa la necessità di prepararsi a un attacco di sorpresa, il governo americano volle attenersi al Iegalitarismo, rifiutandosi di prendere l’iniziativa del primo colpo. All’inizio di dicembre il servizio di informazioni americano rilevò che gli uffici diplomatici e consolari nipponici negli U.S.A. avevano ricevuto ordi[...]

[...]e ingannò gli americani fu l’avvistamento, in data 6 dicembre, di convogli giapponesi carichi di truppe in navigazione nel Golfo del Siam. Ciò li indusse a credere che i giapponesi stessero conducendo un'operazione anfibia in quella zona, impiegando la quasi totalità delle loro portaerei. Intanto, da alcune migliaia di miglia a nordovest delle Hawaii, le portaerei giapponesi erano riuscite ad avanzare non viste verso una zona convenuta a nord di Pearl Harbour, giungendovi la sera del 6 dicembre.

L’attacco

Il 7 dicembre, alle 3 (ora di Washington), gli americani decrittarono un messaggio giapponese in cifra contenente la decisione di rompe

496

L



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 555

Brano: [...]ordo, un « generoso trattato commerciale », del tutto soddisfacente per il Giappone.

La debolezza delle grandi potenze occidentali di fronte al fascismo fu

— come in Europa — fatale. Un ennesimo appello del presidente Roosevelt all’imperatore giapponese per arrivare a un compromesso, fu consegnato al Ministero degli esteri a Tokyo il 7.12.1941, precisamente 20 minuti prima che, senza

nessuna dichiarazione di guerra, la base americana di Pearl Harbour fosse attaccata dalla marina e dall’aviazione nipponiche e la flotta americana del Pacifico venisse pressoché interamente distrutta. L’8.12.1941 fu proclamato lo stato di guerra tra il Giappone e gli Stati Uniti. Il 12 dicembre anche l’Italia e la Germania, conformemente agli accordi tripartiti, entrarono in guerra contro gli U.S.A..

Tutta la prima fase del conflitto fu contrassegnata da folgoranti avanzate giapponesi: la Thailandia, la Malesia e l’Indocina vennero occupate nel giro di pochi giorni. Agli inizi del 1942 furono occupate le Filippine, la Birmania, l’Indonesia e Singapore.

[...]

[...]n presto distruggere ogni illusione in proposito.

Non così avvenne nelle Filippine, nell’Indocina, in Birmania e in Malesia. Qui la parola d’ordine per « un’Asia più grande » non sedusse i movimenti popolari che diedero il via, a fianco della Cina, a una vigorosa resistenza antigiapponese. Questa contribuì in modo rilevante al successo dell’ultima controffensiva alleata, iniziata nel 1944 e durata fino alla vittoria.

L'attacco giapponese a Pearl Harbour in una cartolina di propaganda fascista del 1942

555



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 497

Brano: Pecorari, Fausto

re ogni trattativa diplomatica, ma tale notizia pervenne aH'ammiraglio Stark, capo delle operazioni navali degli U.S.A., soltanto alle 9.15 e fu diramata alle 12, quando ormai l’attacco di Pearl Harbour era già in atto. Infatti dalle 6.30 (ora delle Hawaii) era già stata lanciata dalle portaerei la prima ondata di attacf co: 50 bombardieri muniti di bombe perforanti da 800 kg, 70 aerei muniti di siluro, 51 bombardieri in picchiata e 45 caccia con compiti di scorta e attacco a volo radente. La totale sorpresa realizzata dagli attaccanti impedì ogni efficace reazione americana. Nella rada, cinque delle otto corazzate statunitensi: la West Virginia, VArizona, la Nevada, la Oklahoma e la California furono subito colpite; solo la Maryland, la Tennessee e l’ammiraglia Pennsylvania uscirono quasi i[...]

[...]vennero completate dai bombardieri in quota, mentre la contemporanea azione dei « sommergibili tascabili » giapponesi non ottenne alcun risultato.

La seconda ondata di aerei giapponesi (54 bombardieri, 80 da picchiata e 36 caccia), partita un’ora dopo la prima, venne più efficacemente contrastata e realizzò risultati più modesti, colpendo solo la « Pennsylvania » e distruggendo due cacciatorpediniere.

La proditoria aggressione giapponese a Pearl Harbour nella iconografia fascista (1942)

Alle 10 l’attacco era cessato. Con la sola perdita di 9 caccia, 15 bombardieri da picchiata e 5 aerosiluranti (sui 384 aerei impiegati), i giapponesi erano riusciti a mettere fuori combattimento l’intera forza operativa della Pacific Fleet. Inoltre perirono nell’attacco 4.000 marinai americani.

Bibliografia: L. Sarago, La II Guerra mondiale, Milano, 1977.

G.Ta.

Pecchioli, Ugo

N. a Torino il 14.1.1925; pubblicista. Studente al Liceo d’Azeglio di Torino, nel 1943 ebbe i primi contatti con elementi antifascisti durante gli scioperi del marzo. Dopo[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 71

Brano: [...]do il tedesco con l'invio immediato e non richiesto di vari corpi di spedizione, nonostante la comprovata e paurosa mancanza di mezzi, specie di quelli adatti ad affrontare i disagi delVinvemo russo. Sarà, nel giro di pochi mesi, un nuovo disastro; e sarà l'inutile sacrificio di altre decine di migliaia di soldati italiani.

Nel frattempo, incoraggiati anch'essi dalle strabilianti vittorie naziste, i giapponesi attaccano la flotta americana di Pearl Harbour, facendo così precipitare l'intervento degli Stati Uniti nel conflitto.

Malgrado tale smisurato allargamento dei fronti di guerra, nell'estate del 1942 le armi dell'Asse e del Tripartito

(Germania, Giappone e Italia) sembrano raggiungere l'apogeo del successo: l'Europa è interamente occupata e sottoposta allo sfruttamento e al terrore nazistg; l'Afrika Korp di Rommel punta su Alessandria d'Egitto; le decine di divisioni tedesche impiegate sul fronte orientale stringono d'assedio i caposaldi della resistenza sovietica e si propongono come obiettivo gli Urali; l'Inghilterra è martellata n[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 29Appendice con numerazione propria (Monografia/libro

Brano: [...]onio; Pugliese, Rocco; Rinaldi, Giovanni.

Spriano Paolo P.Sp.

Gobetti, Ada.

Stefanini Alfredo A.St.

Val di Cecina, Brigata.

Summa Andrea A.Su.

Sardella, Vito.

Taddei Berardo B.Ta.

Bifolchi, Giuseppe; Cavaion, I fucilati di; D’Antonio, Berardo; Deambrogi, Giuseppe; De Cupis, Elio; Gasperoni, Ermenegildo; Tebaldi, Augusto; Verona.

Tartaro Giovanni G.Tar. o G.Ta.

Parigi, Liberazione di; Parola d'ordine; Patton, George; Pearl Harbour; Perlasca, Giacomo; Polesi, Alfredo; Rokossovskij, Konstantin; Roma. Corazzata; Royal Air Force.

Tasso Gino G.Ta.

Oreste, Brigata.

Tedeschi Rubens R.Te.

Estense, Castello.

Tedesco Viva V.Te. Porta San Paolo; Roma.



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 667

Brano: [...]alle più riservate fonti di informazione della Germania nazista e dei

suoi alleati. Ciò gli permise di raccogliere e trasmettere a Mosca tutte le notizie riguardanti i preparativi bellici e i piani di aggressione delle potenze fasciste contro l’U.R. S.S. e le democrazie occidentali (tra l’altro, anticipò ai servizi segreti sovietici — ma non venne creduto — le informazioni sull’operazione Barbarossa (v.) e poi quelle sull’attacco nipponico di Pearl Harbour). Casualmente scoperto dal controspionaggio giapponese il 18.10.1941, fu sottoposto a un lungo processo e infine condannato a morte (29.9. 1943). Falliti, presumibilmente per scarsa volontà da parte sovietica, i tentativi di scambiarlo con spie giapponesi catturate dai russi, Sorge fu impiccato a più di un anno di distanza dalla sentenza.

Nel novembre 1964, vent’anni dopo la sua morte, il suo caso sarà riesumato dal governo di Krusciov e, alla sua memoria, verrà conferito il titolo di Eroe deH’Unione Sovietica.

Spiazzi Piubelli, Onilda

Nilde. M. a Cazzano di Tramigna (Verona) il 29.7[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 594

Brano: [...]mantenersi neutrali su altri fronti, i fascisti giapponesi pensarono di poter sfruttare la favorevole congiuntura per dar corso al loro piano di conquista del continente. Dopo essere sbarcati nel luglio 1941 in Indocina (v.) con il beneplacito del governo collaborazionista di Vichy (v.) e senza incontrare opposizione da parte di Londra e Washington, il 7.12.1941 i giapponesi attaccarono con il massimo della loro forza la base navale americana di Pearl Harbour (v.) nelle Hawaii, mettendo in poche ore fuori combattimento la flotta U.S.A. del Pacifico e uccidendo 4.000 marinai. AITindomani della brigantesca aggressione, perfettamente riuscita, il Giappone dichiarò guerra all'esterrefatto governo degli Stati Uniti, che tuttavia due mesi prima aveva preso in considerazione la possibilità di una partecipazione al conflitto abrogando l'art. 2 della legge di neutralità (v. Isolazionismo) per poter proteggere le navi mercantili recanti i rifornimenti in Europa. Sviluppando l’offensiva, nella sola seconda metà di dicembre il Giappone abbatté 450 aerei ameri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 93

Brano: [...]eglia. Brucia il Reichstag. La Saar è tedesca. KdF — verso il sole. Giochi olimpici. Legione Condor.

— Il passo oltre il confine, 19381941. L'annessione dell’Austria. La crisi dei Sudeti. La presa di Praga. Guerra lampo contro la Polonia. La vittoria neUtDvést. La battaglia per l’Inghilterra.

— Nel profondo del territorio nemico, 1941 1943. Patto tripartito. .Guerra lampo contro l’Est. Davanti a Mosca e Leningrado. La catastrofe invernale. Pearl Harbour. Musica a richiesta dell’esercito.

— La guerra totale, 194345. La battaglia per Stalingrado. Spazio vitale a Est. Guerra dei bombardamenti, 25 anni della U.F.A.. L’invasione. Il 20 luglio. Assalto del popolo. La fine. Parla Hitler: (1) « Datemi 4 anni di tempo », primo discorso pubblico di Hitler come cancelliere del Reich, manifestazione nel Palazzo dello Sport del 10.2.1933. Discorso introduttivo: Joseph Goebbels.

— Parla Hitler: (II) « Signori, è venuta la vostra ora ». Dibattito al Reichstag sulla legge sui pieni poteri, del 23.3.1933.

— Parla Hitler: (III) « Questo nemico non si[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 15

Brano: [...]to, comprendendo i pericoli della situazione, abbia anche cercato di frenare la politica di aggressivo espansionismo attuata a suo nome, opponendosi fra l’altro, con il primo ministro Konoye, alla firma del Patto tripartito di Berlino (29.9. 1940). Sta di fatto comunque che avallò ogni aspetto e ogni azione del fascismo giapponese, assumendosi in pieno la responsabilità dell’allargamento della Seconda guerra mondiale con il proditorio assalto di Pearl Harbour (7.12.1941). Ciò non gli impedì, quando si vide ormai perduto, di mettersi al servizio degli americani.

Dopo le esplosioni atomiche di Hiroshima (v.) e Nagasaki, e la distruzione dell’armata giapponese del Kwantung in Mongolia, rompendo ogni precedente Hirohito proclamò personalmente alla radio la resa incondizionata (15.8.1945), ponendo come unica pregiudiziale la continuazione del sistema imperiale. Gli U.S.A. non ebbero difficoltà ad accettare la condizione di Hirohito, che era poi un'offerta di servigi, ma per adeguare il Giappone alle loro esigenze imposero certi cambiamenti formali: [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pearl Harbour, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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